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Bombe
sull’Is L’Italia faccia il suo dovere Quando
un Paese fa parte di una coalizione internazionale deve assumersi gli stessi
oneri e gli stessi onori che spettano ad ogni altro membro. È semplicemente
inconcepibile che l’Italia una volta aderito alla grande coalizione anti
Isis, impiegasse i suoi aerei per fotografare le
postazioni del califfo che gli alleati bombardano. Francamente è ora di
piantarla con la storia della nostra Costituzione che proibisce la guerra.
L’articolato concerne l’azione singolare dell’Italia, non i doveri del nostro
Paese nei confronti di un’alleanza internazionale. Quello che semmai colpisce
della posizione italiana è il modo in cui è stato presentato questo impegno
inevitabile, quasi si temesse il parere delle Camere e dell’opinione
pubblica. Bisognerà pur decidersi: o accettiamo l’idea che il califfato si
estenda in tutto il medio oriente o ci prepariamo a combatterlo. A meno che
si pensi, come l’onorevole Di Battista, di dare tutta colpa dell’America se
gli arabi si rivoltano in Siria e lavarcene le mani, dovremo assumerci le
nostre responsabilità per fronteggiare questo momento drammatico della
politica mediorientale che ci coinvolge direttamente. Bisogna che il paese
cerchi di trovare una compattezza perché la minaccia non è da sottovalutare
anche per la semplice ragione che l’idea di bombardare le postazioni dell’Is
in Iraq serva comunque poco o a niente. Alla Nato e
al Pentagono si sono convinti che la guerra si vince con le bombe dal cielo.
Non solo hanno dimenticato Cesare e Bonaparte, ma anche Nixon che seppellite
di bombe Hanoi e Roma, 7 ottobre 2015 |
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